Quasi-Report divulgativo: Verso l’Infrarosso e oltre

Infrarosso
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Data terrestre XX/XX/XXXX

Monte Hoyo (1,450 m) Ex Repubblica Democratica del Congo.

Tempo 3:17 Mattino. Gennaio, 2050.
Operazione: IV Vampiro.
Obiettivo: sabotaggio della 23esima fabbrica biologica della Democrazia

Comunista Orientale e recupero informazioni secretate dal regime. 
Stato della Missione: Parzialmente Fallita. Operazione di recupero in corso.

Dei passi pesanti ed un respiro affannato smorzano la pace di una notte senza luna sull’apice del Monte Hoyo.
“Comando sono nel punto di raccolta. Ripeto: sono nel punto di raccolta, chiedo conferma satellitare.”
“Capitano qui comando, la riceviamo e vediamo chiaramente.”
Un sospiro di sollievo timbrato dalla fatica.
“Non abbiamo molto tempo. Come pensavamo hanno mandato uno stormo di minidroni ad impulso elettromagnetico a schermare l’area in cui si trova.”

“Capisco”, strisciando e osservando con il visore notturno da 0 a 180 gradi la foresta da dove era appena salito ed il cielo sopra di essa.

“Quanto tempo prima che arrivino?”

“Circa 10 minuti. Il drone con il jet pack sarà lì in 30 insieme ai nostri anti-droni, imposti il timer analogico per le 3:47 A.M. Ha già pronta la borsa medica?”
Il suono di una rotellina che gira.
“Timer impostato e contenuto ben visibile davanti a me”
“Perfetto, procediamo. Si ricordi che avrà 30 secondi/1 minuto di semi-cecità dopo l’iniezione”
“Sono già nel punto con maggior protezione possiamo procedere comando” Il fiato comincia a tornare.
“Perfetto, iniziamo. All’interno dell’astuccio metallico ci sono 10 fiale, illumini bene i tappi e prenda quella di color rosso, e quella di color bianco”
“Ok, fatto”
“Ora, la bianca è adrenalina e può già tenerla pronta in caso di codice inferno prima del nostro arrivo”
“Adrenalina pronta nel polsino”
“Bene. La seconda è per la visione infrarosso. Prenda una siringa dalla bustina sterile ad uno dei lati della borsa medica”
“Presa”
“Tolga la prima parte del tappo della fiala e inietti l’ago nella membrana al di sotto e aspiri il tutto.”
“Eseguo. . . pronta”
“Bene, adesso mi ascolti attentamente prima di procedere. Dovrà rimuovere il piercing sopraciliare destro, togliere l’ago dalla siringa, far uscire un po’ di contenuto per eventuali bolle ed iniettare il resto nel dotto artificiale sopraoculare. Da quel momento avrà 5-7 secondi prima dell’offuscamento della vista e non deve fare altro che attendere mentre il processo è in moto. Le comunicazioni saranno interrotte a breve quindi potrebbe rimanere senza vista e comando per anche un minuto intero. Il timer è impostato per l’ora del nostro arrivo?”
“Confermo timer checkpoint, se non c’è altro procedo”
“Proceda, saremo con lei fino alle interferenze EMP. Buona fortuna capitano”.

Il suono del silenzio

Così come era stato tolto, il piercing viene rimesso nella sua posizione. Il Capitano Monroe e’ disteso per terra nella zona di sicurezza, se così si può chiamare una siepe sul cucuzzolo di una montagna circondata da una vasta e fitta foresta. Una zona africana presto brulicante di nemici. Le mani a stropicciarsi le tempie per il formicolio post-iniezione, un orecchio a sentire la foresta e l’altro i bip continui della linea di comunicazione con il comando.
Da lì a poco avrebbe perso le funzionalità di ogni sistema elettronico. Sarebbe stato solo con la sua temporanea visione infrarossi, dovuta all’iniezione delle nanoantenne nel sistema circolatorio artificiale retinale; con il suo fucile di precisione privato degli ormai inutili accessori elettronici; con un visore notturno non funzionante, e con quel poco altro che può rimanere ad un soldato del 2050, in territorio nemico, dopo aver perso tutta la sua squadra ed il suo zaino primario.

Quel bip ripetitivo, monotono, avrebbe fatto infuriare qualsiasi cittadino della Dittatura Repubblicana Occidentale, che egli stesso sta proteggendo in quel momento, a migliaia di chilometri di distanza.

Ma per un soldato in una situazione simile, no. Quel suono non può che significare l’ultima connessione rimasta con il mondo degli alleati, degli amici, della famiglia.

30 secondi dall’iniezione sono intanto già passati.

Ad ogni chiusura delle palpebre vede sempre meno offuscato, e sempre un po’ più di rosso dalla sua mano.

Per determinare lo stato della sua vista, si è distratto poco più di cinque secondi dall’ascolto di quel bip costante. Ma tanto è bastato per non accorgersi dell’interferenza dei droni nemici.

Una volta capito, improvvisamente tutto il suo essere entra in uno stato mente-corpo ipervigile, non impulsivo. E’ tagliato fuori dal suo mondo, circondato da nemici, e senza la sua vista.

I secondi sembrano minuti.

Finalmente, vede.
Davanti a sé c’è un vasto e variopinto background di blu inframmezzato da svariate forme arancioni e rosse. Tra queste, delle sagome umanoidi e droniche in rapido movimento. Nemici. Troppi.

Impugna con decisione il fucile. Prende la mira. Inspira intensamente per stabilizzarsi e, con il primo proiettile, dà vita a quello che sarà poi ricordato come il salvataggio miracolato del Capitano delle Forze Speciali DRO Jonathan Bill Monroe.

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