“Non ce n’è Coviddi!”: buongiorno da Mondello

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A Mondello non ce n’è coviddi! Analizziamo un attimo questa intervista perché potremmo scoprire tanti piccoli particolari difficili da cogliere, a volte “il non detto” ci dice più delle parole espresse.

La signora Angela è oramai un’icona social per l’espressione divenuta virale sul web in cui durante un’intervista affermava l’inesistenza del vitus covid-19 (link) sulle spiagge di Mondello

Ma sul cosa si percepisce realmente da quelle sue parole poco si parla. Ecco, questo articolo punta ad una riflessione un po’ più profonda, volta ad analizzare il contesto nel quale quelle parole sono state dette. Innanzitutto, con l’espressione “non c’è n’è covid” la signora probabilmente voleva esprimere il suo livello di preoccupazione nei confronti della contagiosità del virus, ma su questo non voglio addentrarmi poiché non sono una virologa e si rischierebbe di andare fuori tema.

Quello che vorrei sottolineare è invece l’aspetto sociologico di questa situazione. Da palermitana emigrata al nord da quasi 10 anni inizialmente ci ho riso su, come penso abbiano fatto un po’ tutti in realtà, perché intuivo il genere di personalità da cui provenivano quelle parole pensando quindi fosse “solo ignoranza”. Certo, ho attraversato anche io quel momento in cui ho pensato “cacchio! Questa donna sottovaluta i rischi della pandemia!”, poi però trovandomi a Palermo durante la stagione estiva ho fatto un’altro tipo di riflessione.

Ma andiamo con ordine.

Premettiamo che il livello dei contagi al Sud è stato di gran lunga più basso rispetto alle regioni del nord, è quindi probabile che la percezione dell’emergenza sia stata molto influenzata dai numeri

I primi giorni nella mia terra li ho passati ricontattando i miei vecchi amici di infanzia cercando di organizzare un incontro. Finalmente arriva il venerdì sera e i miei amici mi portano in un nuovo locale non molto lontano dalla piazza in cui andavo sempre negli anni passati, piazza che sapevo sarebbe stata stracolma di gente e che avrei voluto evitare volentieri.

Arriviamo al locale ed è pieno di gente, i tavolini e le sedie sono effettivamente distanziati, ma solo quelli! Perché intorno la gente ride, scherza, si alza, si abbraccia, passa uno accanto all’altro, si saluta calorosamente. Anche io ad un certo punto mi ritrovo in mezzo alla gente, vedo facce conosciute, persone che non vedevo da una vita che mi salutano con un sorriso a 32 denti e mi chiedono della mia vita; lì accerchiata da tutto questo calore e socialità, che solo al sud sanno darti, non sapevo che fare, rimanendo un’attimo confusa e pensando “ma allora qui non c’è nè coviddi?”.

In realtà il “coviddi” c’è, nascosto ma c’è, solo che a mio parere è la percezione che si ha di un virus come il covid ad essere diversa

A Palermo Santa Rosalia ha curato la peste, come fa a spaventarci il covid?!” penseranno. Il rapporto dell’uomo con la malattia qua è diverso, non si ha paura di contrarla, si affronta!

Ma torniamo a Mondello. Sabato mattina, arrivo nei pressi del Charleston (storico stabilimento sulla riva) alle 8:30 (forse 8:45, ma siamo siciliani e gli orari sono relativi). Parcheggio sulle strisce blu, due ragazzi si avvicinano, probabilmente turisti e mi chiedono dove potessero trovare le colonnine per pagare il parcheggio. Rispondo che stavo per cercarle anche io e loro mi informano che avevano percorso più di 150 metri a piedi e non le avevano trovate. In effetti esco dalla macchina e mi faccio un giro anche io alla ricerca di queste benedette colonnine, ma non le trovo.

Loro vanno via, io infastidita me ne vado senza pagare il parcheggio. Sì ho lasciato la macchina sulle strisce blu senza pagare il parcheggio, ma su questo ci torneremo più avanti.

Arrivo in spiaggia e incontro dei miei parenti che mi informano di cosa gli era appena successo: erano tranquillamente seduti sulla battigia davanti il famoso stabilimento con il loro telo quando un ragazzo di una certa stazza li ha “invitati gentilmente” a spostarsi “picchi, chistu è u me puosto” (tradotto: perché questo è il mio posto). Ovviamente i miei parenti inizialmente si sono opposti, ma poi per non creare situazioni sconvenienti (per non dire pericolose) si sono spostati 3 metri più in là. Lo spazio c’era, ma “lui” voleva stare là davanti lo stabilimento “picchi chiddu è u so puosto”.

Mondello Covid

Ma andiamo avanti…

Pochi minuti dopo essermi stesa a prendere il sole vedo un ragazzo passeggiare sulla battigia con una cannuccia blu tra i denti, ma neanche il tempo di passarmi davanti che la sputa in acqua. La mia parente gli urla “Scusa! Ti è caduto qualcosa”, ma lui con fare spavaldo “Nièèè, una cannuccia”. Inorridita intervengo chiedendogli se gli sembrava giusto lasciarla li e mi risponde che non dovevo preoccuparmi.

Ecco, non dovevo preoccuparmi. Qui a Palermo non si ci deve preoccupare, non si ci deve preoccupare della cannuccia in acqua, non si ci deve preoccupare se quel pezzo di spiaggia “è u so puosto” non si ci deve preoccupare del covid… ma allora di cosa dobbiamo preoccuparci?

No, veramente io vorrei capirlo! Qui non si ci deve preoccupare di niente perché se ti preoccupi sei un debole! Qui o affronti o ti metti da parte e stai zitto, non puoi preoccuparti. Io invece sono preoccupata, sono molto preoccupata per il futuro di quest’isola, sono molto preoccupata per la poca brava gente che la abita ma sono più preoccupata per l’arroganza ed il menefreghismo che dilaga.

Abbiamo un diamante e ci stiamo giocando a calcetto.

P.S. Ah, tornando verso la macchina incontro 3 ausiliari del traffico, mi fermo e gli chiedo: “scusate, ma le colonnine per pagare il parcheggio?”. Rispondono “Eccoci! Puoi pagare a noi!”. Io, non sapendo se ridere o rimanere seria, dico loro che stavo per andarmene e che quella mattina non avevo potuto pagare perché non sapevo come fare. Loro mi rispondono che quest’anno non le hanno montate le colonnine e che se mi hanno fatto la multa posso fare ricorso.

Dovrei preoccuparmi?

Virginia Migliore

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