
“Se avesse avuto da leader politico i consensi che ha avuto da malato, e che ha avuto subito dopo la sua morte, probabilmente l’Italia sarebbe un paese molto migliore di quello che è.” Così Corrado Formigli ricordava Marco Pannella a poche settimane dalla sua scomparsa.
Lo storico leader dei radicali è morto a 86 anni, il 19 Maggio del 2016; aveva due tumori contro i quali aveva lungamente combattuto. Uomo di grandi battaglie, è stato ricordato il 2 maggio scorso, nel giorno della ricorrenza della sua nascita, per le sue lotte, la sua coerenza ed il suo valore. Nonostante le percentuali di voto del suo partito si siano sempre contate sulle dita di una mano, ha condotto battaglie maggioritarie sempre in minoranza, senza mai pensare di diventare un uomo di governo.

Pannella ha avuto sempre posizioni fuori dal sistema e, nonostante questo, è diventato un’istituzione, prendendo sempre le posizioni dei più deboli, degli ultimi; per questi si è battuto con energia e passione fino all’ultimo giorno della sua vita.
Cultore della non violenza e ribelle, ha lasciato il segno con il suo “capolavoro politico”: il referendum sul divorzio, dimostrando che nessun partito politico era invincibile al di là delle intenzioni di voto. Il più anti-clericale dei politici della storia della Repubblica italiana, si è sempre battuto contro la partitocrazia, denunciando il legame tra quest’ultima ed il debito pubblico.
Nato a Teramo nel 1930, si era laureato in legge nel 1955 e l’anno successivo fu tra i fondatori del partito radicale, diventandone segretario nel 1963. Il suo primo digiuno avviene nel 1968 a seguito dell’imprigionamento a Sofia avvenuto per le proteste contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia.
Nel 1976 entrò per la prima volta alla Camera dei Deputati. Sarà rieletto altre tre volte, l’ultima nel 1987. Oggi, a 4 anni dalla sua scomparsa, viene ricordato dalla stampa ma purtroppo troppo poco dai politici, che tanto hanno preso da lui e che tanto devono a lui.