
17 Marzo 2020, nel giorno della ricorrenza dell’Unità d’Italia arriva l’agghiacciante notizia dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen secondo la quale per trenta giorni nessuno può entrare nel Vecchio Continente dai paesi extra Schengen.
L’Europa si chiude a riccio dalle ore 12 di oggi; sono previste esenzioni solo per i cittadini europei che devono tornare a casa, per personale sanitario e per ricercatori. Cosa avrà spinto la Commissione Europea a prendere questa decisione senza precedenti nella storia? Flussi migratori ormai incontrollati? Attacchi terroristici? Niente di tutto questo; la causa è la diffusione dell’ormai famoso COVID-19, detto comunemente coronavirus. Doverosa è una piccola parentesi su cosa effettivamente sia l’Area Schengen.

Essa è una zona che comprende 26 stati europei dove è garantita la libera circolazione delle persone a seguito dell’abolizione dei controlli sulle ormai ex frontiere dei singoli stati
L’area Schengen include alcuni paesi non-Ue (Svizzera, Norvegia, Liechtenstein e Islanda), mentre sono esclusi alcuni Stati membri dell’Ue (Irlanda, Romania, Bulgaria e Croazia). Fin qui tutto sembrerebbe più o meno nella norma: chiudere le frontiere esterne come hanno già fatto altri stati, vedi gli USA di Donald Trump, affinché si limiti la diffusione del virus.
Quello che però desta scalpore è che otto paesi europei hanno reintrodotto controlli alle frontiere interne (Repubblica Ceca, Ungheria, Germania, Lituania, Austria, Danimarca, Polonia ed Estonia), non garantendo quindi la libera circolazione neanche per i cittadini europei. A tutto ciò si aggiunge la notizia che Francia e Germania avevano inizialmente deciso di bloccare l’esportazione di mascherine destinate ad altri paesi europei come l’Italia per poi ritornare sui propri passi.
Non è certamente questa la solidarietà e la collaborazione che ci si aspetta all’interno del continente tra paesi amici che, per lunghi periodi, hanno condiviso gioie e dolori. Inevitabilmente sorgono quindi le seguenti domande:

Qual è il futuro dell’Unione? Giusta è la chiusura delle frontiere? L’Europa è più forte di chi la vuole divisa?
Ripercorrendo velocemente le tappe del sogno europeo ricordiamo che fu per primo il filosofo prussiano Immanuel Kant ad auspicare ad un governo sovranazionale di stampo democratico e liberale nel libro Per la pace perpetua del 1795.
Egli aveva preso nota che il diritto internazionale non era più sufficiente a garantire il concetto di pace nel continente. Fu successivamente il milanese Carlo Cattaneo a proporre un progetto federale per il Vecchio Continente a metà del XIX secolo, sostenendo che solo il costituirsi degli Stati Uniti d’Europa avrebbe potuto estinguere le guerre tra le potenze europee. Vi è infine il Manifesto di Ventotene del 1944 scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che enuncia la necessità di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e un governo democratico.
È già avvenuto diverse volte nel corso dell’ultimo decennio che momentaneamente Schengen fosse sospeso.
Ne è un esempio la sospensione avvenuta in Norvegia ed in Svezia nel luglio 2011 dopo la strage nell’isola Utoya. In Francia i confini sono stati chiusi dal 2015 ad Ottobre 2018 a causa degli attentati che colpirono la capitale.
Ora che il sogno dell’Europa unita è divenuto realtà, saremo in grado di far si che questo progetto abbia lunga vita? Brexit e ultimi svolgimenti mettono a dura prova la stabilità di un continente sempre più solo e fragile.